NUOVO MASCHERINO - CIRCOLO DEL CINEMA


programma ottobre 2001/gennaio 2002

 

Le proiezioni si terranno al cinema Moretto ,piazza S.Alessandro,Brescia
alle ore 18.00/ 20.15 / 22.30
Tessera di associazione lit.12.000/ Biglietto lit.8.000

 

02 ottobre All'attaque Francia, 2000 dur.90min
regia Robert Guediguian con Ariane Ascaride

Favola politica, commedia divertente sulla voglia di battersi di fronte alle ingiustizie sociali, film nel film, "All'attaque" racconta di due sceneggiatori annoiati e cinici che cercano di scrivere una storia per un film da realizzare. La storia narra di una famiglia di meccanici di origini italiane che vivono di duro lavoro nella loro officina all'Estaque, piccolo quartiere operaio di Marsiglia, che ispirò i quadri di Cezanne e da sempre scenario prediletto di Guediguian.Qui vivono e lavorano Lola (Ariane Ascaride) insieme alla sua numerosa famiglia.Barcamenandosi tra difficoltà economiche e prestiti della banca, il piccolo garage si ritrova vittima di una multinazionale che ne minaccia la chiusura.Il "film politico", in quanto film, avrà il suo lieto fine. Robert Guediguian conosciuto dal pubblico italiano per "Marius e Jeannette" è il rappresentante da sempre di quel cinema d'impegno sociale che in Francia sembra avere trovato fertile terreno fra i giovani registi (uno per tutti, Laurent Cantet autore di "Risorse umane" e di "L'emploie du temps" premiato a Venezia 2001)."All'attaque" è stato girato appena un mese prima di "La città è tranquilla" (presentato a Venezia 2000) con l'intento programmatico di contrapporre una commedia ad una tragedia.Se in "La città è tranquilla", Guediguian aveva scattato una amara e folgorante fotografia della società in cui, persa ogni forma di cultura solidaristica, non resta posto che per la solitudine e la disperazione, con "All'attaque", il regista sceglie la formula della commedia per dire che si può ancora andare all'attacco e vincere, ma uniti.Una delle battute chiave del film: " Si perde o si vince, l'importante è non soccombere mai"

09 ottobre Il segreto Francia,2000 dur.107min
regia Virginie Wagon
 
16 ottobre A morte Hollywood Usa,2000 dur.87min
regia John Waters con Melanie Griffith e Stephen Dorff

Cecile B. Demented, regista underground, decide di organizzare il rapimento della star hollywoodiana Honey Whitlock (Melanie Griffith) durante la prima del suo ultimo melenso film. Circondato da un gruppo di invasati cinefili con il corpo tatuato con il nome di un regista (Fassbinder, Almodovar, Spike Lee ……), Cecile B intende costringere la nota attrice ad interpretare il suo film manifesto del cinema estremo, un film girato a costo zero, contro il potere delle case di produzione che narcotizzano i gusti del pubblico, allontanandolo dal cinema d'autore. La diva finirà per sposare la causa dei suoi sequestratori, tanto che anche lei sarà ricercata dalla polizia come il resto del gruppo dei suoi rapitori.
Con il gusto dello sberleffo che gli appartiene, John Waters si prende gioco sia dello star system hollywoodiano sempre pronto a produrre i sequel dei film di successo, sia delle frange fanatiche del cinema underground. Se John Waters ha sempre incarnato nel panorama del cinema americano la figura del cineasta indipendente e sempre disposto a prendere in giro tutto e tutti, Cecile B Demented (storpiatura del cineasta Cecil B De Mille) è forse l'alter ego dello stesso Waters da giovane. Ancora una volta, dopo "Pecker" (film presentato dal circolo del cinema nella scorsa stagione), sembra che John Waters abbia filmato un pezzo della sua biografia, dopo averla raccontata in " Shock" edito anche in Italia da Lindau.
Estroso e divertente il film è una vera miniera di citazioni che parodizzano noti successi hollywoodiani, quei film per famiglie che sono i bersagli della guerra di Cecil B., ma ci sono anche molte frecciate rivolte alla maleducazione di certo pubblico e anche omaggio al cinema di genere.
Presentato al Festival di Cannes e al Torinofilmfestival nel 2000, il film, interpretato da una bravissima Melanie Griffith e da un altrettanto bravo Stephen Dorff, è una dichiarazione d'amore per un cinema libero ed emancipato rispetto al mercato e nello stesso tempo un apologo contro ogni forma di censura: insomma, un film di John Waters, geniale regista indipendente di Baltimora alla sua quindicesima opera.

 

23 ottobre La cienaga Arg, 2000 dur.102min
regia Lucrecia Martel

Il cinema latino-americano si sta facendo strada prepotentemente all'interno dei festival internazionali ed è sempre più presente in quelli nazionali dove l'affluenza di pubblico è davvero straordinaria; pensiamo al successo dell'ultimo festival del cinema indipendente di Buenos Aires, che quest'anno ha visto lo stesso cinema argentino in un momento particolarmente fulgido, pensiamo alla nuova leva, a Trapero, ad Alonso (La libertad è stato un grande successo a Cannes 2001) e a questo impressionante esordio della talentuosa Lucrecia Martel con il suo LA CIENAGA, vincitore come miglior opera prima a Berlino e premio sceneggiatura al Sundance. "Film di palude e di provincia, di corpi appiccicosi e feriti, di un caldo umido che non risparmia nessuno, di grovigli e crocicchi familiari che si macerano nell'immobilità". Questa sorta di "giardino dei ciliegi putrido e rassegnato, neppure sfiorato dalla consapevolezza del declino, dalla poesia del tramonto" dove una famiglia borghese, di quella borghesia che si sta sgretolando a poco a poco in un'Argentina strozzata e alienata, se ne sta in vacanza nella sua casa di campagna, fra giorni ai bordi di una piscina che assomiglia sempre di più ad un pantano, tavolate, sieste, telefonate di una madre sempre sbronza, sortite dei ragazzini nei campi e nei boschi. Tutto magistralmente orchestrato dall'occhio della Martel, poco più che trentenne, capace di far percepire, quasi fisicamente, tutto quello che succede sotto-dietro i gesti quotidiani. "Dietro a questi corpi che il caldo e l'alcool rendono maldestri, che continuano a ferirsi, c'è tutto il malessere di un mondo che è già andato a male e finge di non saperlo. Morbosi e rimossi i rapporti fra madri, figli, sorelle e cugine. Ma questi ricchi sono oramai agli sgoccioli, un retaggio sfatto di un passato che si ostina a non morire: eppure riescono a trascinare giù tutto nella loro palude di decomposizione, dove i personaggi possono anche andarsene dal loro inferno, ma finiscono sempre col ritornarci."

 

30 ottobre Chimera Italia, 2001 dur.88 min
regia Pappi Corsicato con Iaia Forte,Tommaso Ragno

Per spiegare alla moglie i segreti dei suoi esperimenti, Tomas, un illusionista, afferma:
"Noi crediamo solo in ciò che vogliamo e così siamo pronti a credere anche al falso se ci piace di più".
Per rinvigorire la sua tesi, Tomas racconta alla moglie la storia d'amore tra Emma e Sal, una coppia che cerca di ridare linfa ad un rapporto ormai spento attraverso un gioco di finzione per rinnovare l'amore e ritrovare la passione di un tempo.Emma e Sal ripercorrono, rivivendoli, gli episodi e le situazioni che hanno provocato la crisi del loro rapporto, aspettative reciproche deluse, promesse non mantenute, tradimenti giustificati. E gli espedienti erotici per allontanare la noia dal rapporto. Grazie a questa consapevole finzione, i due protagonisti troveranno una nuova dimensione sentimentale. Il film racconta la storia di un uomo ed una donna che si rappresentano come due personaggi da film e nel farlo recitano il ruolo di se stessi, la storia e gli stati d'animo di una coppia che si è tradita perché ha desiderato qualcosa d'altro, ma che poi ha ritrovato il suo equilibrio attraverso il gioco del reinventarsi, per vedere nell'altro qualcosa di sempre diverso da scoprire.,"Chimera" suggerisce che sarebbe bello poter creare una complicità con la persona amata, creando di volta in volta un nuovo rapporto dove ci siano rispetto totale e completa libertà
"Chimera è un gioco di citazioni e riferimenti al melodramma ed al cinema noir. Non c'è solo l'omaggio ai generi cinematografici, (anche attraverso la scelta delle musiche), ma anche alla letteratura e ai fotoromanzi. Il risultato è un film misterioso e raffinato, un melò pop immerso in ambienti, costumi, situazioni di tanto cinema degli anni settanta.
Pappi Corsicato, regista, produttore, scenografo e cosceneggiatore, al suo terzo lungometraggio dopo
"Libera" e "I buchi neri" (presentati nelle passate stagioni dal circolo del cinema) afferma: "Credo che sia molto difficile distinguere se si vuole veramente avere una relazione con una determinata persona, o se non si è invece motivati esclusivamente da un generico desiderio d'amore, da un bisogno indiscriminato di legarsi a qualcuno.Probabilmente l'Amore è solo una illusione, ma se vogliamo continuare a credere che esista, dobbiamo continuare ad alimentarla"

06 novembre Tesis Spagna,1996 dur.125 min
regia Alejandro Amenabar

 

13 novembre A mia sorella Francia,2001 dur.93min
regia Catherine Breillat
 
20 novembre Honolulu baby Italia,2001 dur.92min
regia Maurizio Nichetti

 

27 novembre Il tempo dei cavalli ubriachi Iran,2000 dur.80min
regia Bahman Ghobadi

 

04 dicembre La strada di Felix Francia,2000 dur.95min
regia Olivier Ducastel

Non è sufficiente attivare il meccanismo dell'identificazione per riuscire a comprendere e, perché no, a condividere non solo la storia altrui, ma anche il relativo ambito culturale, le abitudini, le ritualità. Ed ecco emergere sempre più l'importanza del racconto e del raccontarsi.
Olivier Ducastel e Jacques Martineau sono gli autori di un musical stile 'Jacques De garçon formidable' dove il dolore, l'amore e la malattia erano trasfigurati in leggerissimi numeri musicali; imprinting questo riconoscibile anche nella loro seconda prova registica come coppia di artisti - La Strada di Felix o Dròle de Felix - vittoriosa al festival gay lesbico di Milano e segnalata a Berlino, commedia intelligente sul pianeta dei sentimenti che ci ruota attorno e non ha certo importanza la categoria gay……..tutto si ripete uguali per tutti.
In un film on the road con paesaggi e distanze francesi, Felix in un momento particolare della sua vita (ha perso il lavoro) va alla ricerca del padre mai conosciuto, credendo di aver bisogno di ritrovare e di confrontarsi con il genitore per completare il percorso di vita: il protagonista è un pied noir sieropositivo di origine algerina appassionato di telenovelas che vive in Normandia col fidanzato e decide di partire con lo zaino in spalla e l'inseparabile aquilone arcobaleno.
Ma la figura paterna di cui Felix sente il bisogno, non è che una parte degli affetti di cui si circonderà durante tutto il film. La sua diventa una famiglia 'virtuale' (lo stesso film è suddiviso in capitoli con i nomi dei vari componenti), scelta e non acquisita o imposta, messa insieme in modo involontario e quasi casuale. Così emerge soprattutto un nuovo modo di vivere la sessualità. Una sessualità vicina e accoccolata dai sentimenti e dalla emotività, gestita dalla sola sessualità e da niente altro. Una sessualità nuda e pura: da qui il vivere la famiglia come semplice nucleo di persone unite dagli affetti e non da legami istituzionali e il considerare l'amore come l'unica legge che regola le unioni. Drole de Felix quindi capovolge il modo attuale, consacrato dal tempo, di vedere la struttura cardine della nostra società- la famiglia, non in un tentativo di abbatterla, ma al contrario con la volontà di renderla più solida non costruendola con le carte di ipotetici disegni celesti, ma grazie ad un forte sentimento di amicizia e di amore.
Il tutto descritto in modo molto semplice, anche grazie alla pregevole fotografia, spesso volutamente sgranata e cromaticamente interessante, di Matthieu Poirot Delpech.

 

11 dicembre Una lunga lunga notte d'amore Italia,2000 dur.100min
regia Luciano Emmer con Ornella Muti,Giancarlo Giannini

Luciano Emmer, ma è ancora vivo? La domanda sorge spontanea di fronte ad un cineasta classe 1918. E' ancora vivo.
E ogni tanto gira ancora qualche film.
"Una lunga, lunga, lunga notte d'amore", presentato al Berlinofilmfestival 2000, ci racconta sei storie d'amore che si intrecciano le une con le altre, nelle lunghe ore che separano il tramonto dall'alba di un freddo 21 dicembre torinese.
Sei episodi sul malessere esistenziale narrati con l'equilibrio di una maturità senza tempo, scritti evidenziando i mezzi toni per ascoltare confessioni e rimpianti di personaggi silenziosamente sconfitti.
E' un girotondo sulla fragilità dei sentimenti in cui i personaggi, come i protagonisti di Domenica d'agosto, vagano alla ricerca disperata della felicità o di qualcosa che possa assomigliarle per consolarsi dei disagi quotidiani, incomprensioni e del terrore della solitudine.
Un melodramma. Un melodramma intenso fatto di dialoghi eccessivi e di musica avvolgente.
Certo di fronte ad un film come questo, qualcuno può storcere il naso e chiedersi il senso dell'operazione e il perchè registi come Emmer non sentano il bisogno di godersi una meritata pensione.
Forse se si chiamasse Antonioni le reazioni sarebbe state diverse: si sarebbe gridato al capolavoro, o quasi.
Consoliamoci, quantomeno, con l'eccellente prova degli attori e con il fatto che saremo tra i pochi a poter dire "L'ultimo film di Emmer? Io l'ho visto!".

 

18 dicembre Yi yi e uno e due Taiwan,2000 dur.173min
regia Edward Yang ore 18.00/21.00

Vincitore della Palma d'oro per la migliore regia al Festival di Cannes 2000, segnalato dalla critica come uno dei grandi film dell'anno, "YiYi" è il sesto lungometraggio di Edward Yang, uno dei massimi cineasti contemporanei.Il film inizia con un matrimonio e termina con un funerale.A Taipei si sposa il fratello di Min Min, moglie depressa per il progressivo sfaldamento del suo matrimonio.Il marito Nj lavora in una società di informatica in crisi a causa della recessione economica che ha colpito Taiwan.La coppia ha una figlia adolescente, timida ed introversa, alle prese con i primi turbamenti amorosi ed un figlio che si diverte a fotografare le persone che incontra.Durante il matrimonio, l'anziana madre del marito si sente male e cade in coma.Tutta la famiglia si ritroverà riunita al suo funerale. Fra questi due eventi, si muovono una ventina di personaggi, i parenti, i vicini di casa, i colleghi di lavoro con le loro ansie e gioie, tenerezze e malinconie.Negli intenti del regista c'é il desiderio di rappresentare questo scorcio di Taipei come se si trattasse dell'umanità intera e nello stesso tempo c'é l'esigenza di fare trasparire i grandi cambiamenti politici e storici che hanno attraversato questa piccola isola abitata da ventitré milioni di abitanti. Per coniugare queste due esigenze Yang da vita ad un film corale e fa muovere i suoi personaggi in ambiente scenografici che esprimono le tre grandi culture di cui Taiwan nell'ultimo secolo è stata il crocevia: quella cinese nelle scene del matrimonio e del funerale, quella americana nella situazione lavorativa in cui si muove Nj e nella sua casa, simile a quella di tante famiglie borghesi americane, quella giapponese nell'architettura della città che contrappone sobrie strutture nipponiche ai margini di grattacieli nel centro di Taipei.Le temute quasi tre ore del film scorrono fluide come se ci trovassimo di fronte ad una lunga puntata di una soap opera, diretta con un'intelligenza e bellezza orientale: uno straordinario ritratto di gruppo di famiglia in un interno taiwanese da cui il regista vorrebbe che gli spettatori uscissero "contenti come se fossero andati ad incontrare degli amici".

 

08 gennaio Vengo Spagna/Francia,2000 dur.95min
regia Tony Gatlif con Antonio Canales

 

15 gennaio Domenica Italia,2000 dur.110min
regia Wilma Labate

Cinque anni dopo "La mia generazione" Wilma Labate ritorna con una storia tratta liberamente dal romanzo "Ronda del Guinardo" dello scrittore spagnolo Juan Marsé.L'azione è stata spostata da Barcellona a Napoli e racconta di un incontro fra un poliziotto in crisi, Sciarra (Claudio Amendola) e una dodicenne, Domenica (Domenica Giuliano, scelta in una scuola media di Napoli).Il poliziotto si appresta a chiudere un caso e la testimonianza dell'adolescente potrebbe essere decisiva per l'incriminazione del colpevole.Questa circostanza porta i due al centro di tanti piccoli avvenimenti, alcuni sordidi, altri teneri e commoventi.Tra i due s'instaura un rapporto, inizialmente fatto di mille diffidenze, ritrosie, e timidezze, poi sempre più intenso e profondo.Girato in una Napoli meno concitata, affollata e rumorosa del solito, nella quale si aprono all'improvviso squarci di calma, piazze appartate e silenziose, intensamente interpretato da un sofferto Claudio Amendola e da una credibilissima Domenica Giuliano, il film è stato presentato al Berlino film festival nel febbraio 2000.La regista racconta così il suo film: " E' la storia di un sì alla vita attraverso l'incontro tra due solitudini.Ho cercato di fare vedere una Napoli inedita, bella, monumentale, una città bambina che come la protagonista Domenica rappresenta la voglia di vivere nonostante tutto. Una giornata particolare fra due persone che vengono a contatto fra loro per necessità"

 

22 gennaio Amores perros Messico,2000 dur.147min
regia Alejandro Gonzales Inarritu ore 18.00/21.00

Scoperto (e vincitore poi) della settimana della critica a Cannes 2000, contesissimo da una lunga serie di Festival, Edimburgo, Tokyo, Chicago, L'Avana, candidato all'Oscar come miglior film straniero, questo film "affascinante e inquinatissimo" come è stato definito, non è altro che l'esordio di cui tanto si è discusso dell'ex dj della Wfm (importante stazione radio messicana). Tre storie maledette di sei disperati nell'inferno di Mexico City, vera protagonista di questo film duro e originale. Megalopoli della miseria, spietata, sconfinata e sovrappopolata, mix di violenza e di sottosviluppo, di desolazione ed energia, vede muoversi fra i suoi occidentalizzati quartieri medio-alti una fotomodella e un uomo sposato la cui relazione sarà segnata da una tragedia, fra i bassifondi claustrofobici due fratelli che amano la stessa donna, uno ne è marito l'altro amante, ma entrambi ne sono traditi e infine un ex guerrigliero che fa il barbone e quando capita il killer su commissione. Il tutto culmina in un violento incidente che "cambierà le loro vite, sgretolerà egoismi, lacererà corpi, scatenerà corto circuiti imprevedibili" dopo "un'estenuante, adrenalinica gimkana" tra le vie della città. Una città palesemente sull'orlo del collasso, dove le disuguaglianze sociali sono ben presenti ad Inarritu che evita però ogni tipo di enfasi retorica o di indulgenza, punta piuttosto dritto allo stomaco dello spettatore… E poi ci sono i cani che accompagnano in un modo o nell'altro le vite dei personaggi - padroni e la cui esistenza si rivela non migliore della loro. Aspro nello stile, con una regia che cambia pelle ad ogni episodio, fotografato con toni netti e contrastati, racconta con crudeltà tutto l'orrore esistenziale di questi uomini e donne, ma non solo, che "perdono, non trovano l'amore, una condizione stabile, una direzione certa per il futuro, ma vivono".

29 gennaio Tutta colpa di Voltaire Francia, 2000 dur.124min
regia Abdel Kechiche con Elodie Bouchez

Premiato a Venezia 2000 come migliore opera prima, "Tutta colpa di Voltaire" racconta una realtà ferocemente contemporanea, quella di chi vive ai margini, gli "invisibili" o come li definisce il regista gli uomini da quindici secondi, il tempo necessario per catturare l'attenzione o la pietà dei pendolari parigini e poi scomparire.Il regista Abdel Kechiche, al suo esordio dietro la macchina da presa ma con una lunga esperienza di attore, decide di seguire questi uomini e di entrare nel loro mondo. Il film segue la vita di Jallil (uno straordinario Sami Bouajilla), ventisettenne tunisino, che, arrivato come clandestino a Parigi, cerca di farsi passare come algerino per ottenere asilo politico. La cosa non gli riesce e Sami si ritrova in un centro di prima accoglienza in mezzo ad altri immigrati ma anche a francesi emarginati. Grazie ad un falso passaporto, comincia la sua avventura di vagabondo senza illusioni né speranze, proprio come Lucie (una splendida Elodie Bouchez), ragazza francese psicotica che diventerà la sua compagna di vita e di avventura.La forza del film è nella volontà dei suoi personaggi di non perdere l'ottimismo anche nei momenti più buie Il nuovo cinema francese cerca da tempo appigli più contemporanei, "Tutta colpa di Voltaire"offre in questo senso una nuova dimensione, una mappa dei nuovi "metissage" che ridisegnano gli spazi urbani, uno svelamento dell'umanità ai margini della strada.